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domenica 6 gennaio 2019
Ciclista positivo a 90anni! perde pure il record del mondo
La piaga del doping è da sempre uno dei principali problemi del mondo del ciclismo, ma la storia che arriva dagli Stati Uniti ha quasi dell'incredibile. Carl Grove, che lo scorso luglio si era laureato campione Usa della categoria 90-94 anni, si è visto togliere il titolo (e con esso anche il record del mondo che aveva stabilito) perché trovato positivo ad uno steroide anabolizzante (epitrenbolone) al test antidoping a cui si è sottoposto dopo aver vinto i campionati Master in pista di Breinigsville, in Pennsylvania.
Alla fine Grove non è stato squalificato, ma ha ricevuto una lettera di avvertimento dall'Usada - l'agenzia statunitense antidoping - che ha accolto la sua tesi: alla vigilia della prova l'uomo avrebbe mangiato carne proveniente da un allevamento che usa ormoni della crescita. Grove ha così perso il titolo conquistato e anche il record del mondo, ma potrà riprovarci in futuro: alla gara che ha vinto a luglio non c'erano altri partecipanti nella sua fascia d'età.
giovedì 24 settembre 2015
Doping: Anche il Calcio non è immune, studio choc della Uefa, Il 7,7% dei calciatori ha valori irregolari
24/09/2015: Tutto il mondo è paese. Dopo il clamore che ha colpito l’atletica prima dell’inizio dei Campionati Mondiali di Pechino riguardante i problemi relativi al doping che, come sempre accade, a distanza di poche settimane non interessa più nessuno, anche il calcio è colpito da questo scandalo solo che, a differenza dell’atletica, preferisce lavare i panni sporchi in casa. Secondo uno studio effettuato prelevando un campione di urina dei campioni al termine di ogni incontro delle partite di Champions League, nel quinquennio 2008-2013, su quasi 4.200 calciatori analizzati (4.195), in ben 879 casi, quindi nel 7,7% dei casi, sono emersi valori di testosterone altamente fuori dal consentito. Addirittura in 68 casi sono state rilevate anche tracce di steroidi anabolizzanti. I risultati del test Uefa è stato reso noto dal quotidiano inglese Sunday Times, ed ha fatto emergere un chiaro allarme per l’elevato utilizzo di sostanze dopanti, ma non sarà possibile risalire ai calciatori risultati positivi poichè i nomi sono coperti dall’anonimato.
L’Uefa, ha risposto con un comunicato, provando a minimizzare: «I laboratori che hanno effettuato i risultati hanno utilizzato delle procedure non comuni che quindi rendono i risultati non ineccepibili» . «Inoltre non ci è stato concesso di fare una controanalisi come richiesto dalla Wada in caso di doping – afferma ancora la Uefa – per questo lo studio non presenta alcuna evidenza scientifica sulla potenziale diffusione di sostanze dopanti nel calcio».
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