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domenica 26 marzo 2017



MELBOURNE (Australia) - Si apre nel migliore dei modi la stagione della Ferrari. Sebastian Vettel vince il Gran Premio d'Australia, a Melbourne, fulminando una Mercedes confusa, pasticciona e un pochino presuntuosa. E rovesciando alla grande tutti i pronostici del pre stagione.

LA GARA GIRO PER GIRO

Ma gli evidenti demeriti dei campioni del mondo non devono oscurare nemmeno per un attimo i meriti della Scuderia di Maranello. Anzi, in un certo senso li sottolineano. Perché dietro l'errore clamoroso che ha compromesso la gara di Lewis Hamilton - un inspiegabile pit stop anticipato che ha costretto l'inglese a rientrare alle spalle di Max Verstappen e ha aperto le porte alla marcia trionfale di Vettel - c'è tutta la pressione che la Ferrari è riuscita a creare in questi giorni sul muretto anglo tedesco.

E dire che alla partenza le cose si erano messe nel migliore dei modi, per Hamilton. Lo "sporco" sul lato della pista da cui partivano i due ferraristi aveva avvantaggiato il campione del mondo, che era arrivato alla prima curva con un ampio margine su Vettel. Considerando che le nuove macchine sono più larghe e che hanno un apparato aerodinamico molto più efficiente e che dunque superare su un circuito così era sostanzialmente impossibile, arrivare davanti alla prima curva significava aver vinto mezzo gran premio. Ma Vettel ha avuto il merito di non mollare un centimetro di asfalto. Si è attaccato ad Hamilton, mostrandosi aggressivo negli specchietti del rivale e, di fatto, inducendo la Mercedes a sbagliare la scelta. Per paura dell'undercut, gli ingegneri del muretto anglo tedesco hanno infatti deciso di anticipare la loro mossa e hanno richiamato Lewis ai box. All'uscita, la sorpresa: la macchina numero 44 era finita dietro alla Red Bull di Max Verstappen, oggi come oggi, il pilota più difficile da superare. La gara di Hamilton è finita esattamente in quel momento. L'inglese ha consumato la parte migliore delle sue "soft" guardando da vicino gli scarichi di Verstappen. La vittoria ferrarista - mancava da Singapore 2015 - è un risultato meritatissimo. Che premia la scelta autarchica di Sergio Marchionne, quella di responsabilizzare le seconde linee di Maranello dopo la "cacciata" di James Alllison. "Abbiamo le intelligenze e il talento per farcela", aveva detto quest'estate Marchionne spiegando la sua scelta. Ha avuto ragione. Indipendentemente da quello che succederà da Shanghai in poi (è immaginabile un prepotente ritorno della Mercedes, anche in virtù della configurazione del circuito) è innegabile che i miglioramenti ottenuti dai progettisti
italiani siano sbalorditivi.

Unico neo della giornata ferrarista, la prestazione di Kimi Raikkonen. Ha preso 22 secondi dal compagno di squadra. Un risultato ingiustificabile. Bene, infine Antonio Giovinazzi (altra scommessa vinta da Marchionne). Una gara intelligente, la sua. Doveva portare a casa la macchina, lo ha fatto alla grande, lasciandosi alle spalle una  McLaren.