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martedì 15 settembre 2015

Polemiche tra Malagò e Renzi per la trasferta Usa



Il presidente del consiglio Renzi, non ha esitato un attimo, in tempi di crisi, a spendere 150 mila euro per fiondarsi in Usa a vedere la finalissima italiana di tennis fra due azzurre. Fatto storico, indubbiamente, ma non dimentichiamoci che parliamo pur sempre di sport. Cioè di quel costoso settore della vita comune che serve principalmente da sfogatoio per tifosi più o meno accesi. Non certo come elemento culturale
fondamentale nell’educazione e nella crescita del cittadino, su cui fare affidamento. Il presidente del Coni Malagò, che non è un ingenuo, lo sa benissimo e infatti invita alla prudenza dopo le clamorose affermazioni dello sport nazionale. E quando perfino il presidente dell’ente che determina gli indirizzi sportivi di tutto il paese si rifugia in tutto o in parte nello “stellone” azzurro, è ben chiaro, da una parte il fallimento di tanti anni di “politica sportiva” basata solo sul risultato; dall’altra l’evidente discrepanza fra questi risultati e i costi: un carrozzone da 410 milioni di euro. Che sta bene a tutti così com’è, veicolo di consenso e di voti (non si esime dalla lode conformistica perfino il presidente della repubblica Mattarella). Costa tanto in rapporto al problema di un paese che è lungi dall’avere un sia pur timido abbozzo di cultura sportiva? E chissene…L’importante è solleticare il tifo superficiale e becero delle masse.

  "Indubbiamente la fortuna ha aiutato alcuni risultati sportivi, siamo stati fortunati nel sapere cogliere al meglio certe opportunità' – dice Malagò ai microfoni di 'Radio Anch'io Sport' su RadioUno - Al tempo stesso c'e' molto lavoro alle spalle, molte energie spese, l'aver cercato di programmare il più' possibile”. Come se dietro l’imprevisto assoluto di una finale Pennetta-Vinci ci fosse la benché minima programmazione del Coni…Ma Malagò sa bene che: ”Non sarà' sempre così'” e mette le mani avanti: “Non sono uno di quelli che si abbatte quando le cose non vanno bene ma non bisogna trasformare la grande soddisfazione in euforia perché' potrebbe essere molto pericolosa”. Così siamo a posto per eventuali futuri fallimenti. Palla al centro e pedalare. Poi prosegue: “Bisogna portare avanti tutti i fronti, c'e' un discorso di cultura sportiva, di valori, c'e' un tema della scuola che e' ancora una ferita aperta su cui mi sto battendo moltissimo, dove sta succedendo qualcosa ma siamo molto, molto indietro. C'e' da preparare un discorso per il futuro e credo che lo stiamo facendo, c'e' grande consapevolezza della nostra forza. Fra i dilettanti c'e' da migliorare, soprattutto a livello di scuola e di lavoro da parte di famiglie ed educatori". Più che migliorare ci sarebbe da fare ex novo. Comunque, le imprese di Flavia Pennetta e Fabio Aru nel tennis e nel ciclismo, l'oro iridato di Chamizo nella lotta libera, le medaglie della ginnastica ai Mondiali di ritmica, il cammino dell'Italbasket agli Europei e anche il titolo mondiale nella pesca sportiva, fanno inorgoglire il numero uno del Foro Italico e pazienza se la cultura sportiva è un fantasma che aleggia irrequieto e mai soddisfatto da decenni: “Siamo l'unico Paese al mondo a essere competitivo in tutti gli sport – si sporge Malago' - ci proviamo in tutte le discipline sportive e questo da' un prestigio che il nostro Paese in altri campi, in altri settori non ha". Soprattutto consente a chi governa la pletorica macchina sportiva nazionale di battere cassa impunemente.
Malagò si sporge con sussiego nel quadro internazionale: "Siamo sulla linea di quello che abbiamo fatto in precedenza ma c'e' la proliferazione di Paesi che a livello individuale ti portano via una medaglia di cui eri sicuro: nell'atletica siamo andati decisamente male ma a vincere il medagliere non sono stati gli Usa, la Cina, la Russia ma il Kenya, che normalmente vinceva solo le maratone. Le Olimpiadi sono un terno al lotto, ci sono molte variabili e in certi sport di squadra come pallanuoto, volley e basket, e' quasi più' facile vincere una medaglia che qualificarsi perché' i criteri selettivi sono molto complessi". Dunque, perfino il reietto Kenia emerge, ma chiedersi come mai altri paesi crescono e noi no è pura utopia. L’importante è dimostrare, in base a singoli episodi, che l’Italia sportiva non è solo calcio (peraltro non più disciplina di spicco nel quadro mondiale). "Conosco molti calciatori e negli ultimi tempi ho visto che si sta diffondendo una cultura meno monoteista anche da parte loro - la tesi di Malagò - Sono estremamente interessati ad altre discipline sportive, sono i primi tifosi di colleghi del nuoto, del basket, del tennis e quando i loro beniamini vincono sono i primi a sentirsi orgogliosi. Si sta creando un bel traino, un bel trascinamento di tutto il mondo sportivo. Quando vedo che un calciatore esplode di felicita' per la vittoria di un ragazzo che ha un centesimo dei suoi successi economici e mediatici, questa per lo sport e' una gran cosa". Insomma:  folklore.
E i soldi spesi per il viaggio di Renzi a Flushing Meadows? Figuriamoci se il presidente del Coni può dissentire dall’iniziativa popolar elettoralistica del primo ministro. "Era doveroso che le istituzioni del Paese e dello sport fossero vicine a due ragazze nel torneo piu' importante assieme a Wimbledon. Renzi, poi, ha la delega allo Sport e a tutti gli effetti ha la rappresentanza del mondo dello sport. Non sto giustificando nessuno o coprendo qualcosa. Se ci fosse stata la finale di Champions League fra due squadre italiane e Renzi, che ha la delega allo Sport, non ci fosse andato, sarebbe successo di tutto di piu'". Per Malago', dunque, le critiche a Renzi "sono abbastanza fuori luogo". Del resto, "quando ci sono grandi manifestazioni sportive, Renzi e' in contatto con me, le segue, e dopo la strepitosa semifinale vinta dalla Pennetta sulla Halep, ha cominciato a vedere cosa faceva la Vinci". E quando la tarantina ha iniziato a mettere in difficoltà' Serena Williams, "mi ha mandato un sms: 'Giovanni, se la Vinci vince non possiamo non andare. Due italiane in finale quando succede ancora? Dobbiamo stare vicino a loro'. E io ho risposto: 'si', sono d'accordo'". Secondo Malagò , accanto a tifo scatenato di Renzi ci sarebbe anche quello un po’ più composto, ma solido del presidente della Repubblica Mattarella: “Ogni volta che c'e' un risultato sportivo internazionale e' il primo a telefonarmi - dice Malagò -  a voler trasmettere ai ragazzi e alle ragazze quanto e' stato vicino, quanto e' stato tifoso”. Ecco fatto. Cultura sportiva zero, e tifo a tutta: ecco lo sport nazionale. Palla al centro e pedalare.
Fonte Repubblica.it

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